L’estinzione della razza umana

A Milano va in scena la tagliente commedia di Emanuele Aldrovandi incentrata su un’umanità in lotta contro il virus che trasforma le persone in tacchini.

Emanuele Aldrovandi conquista il pubblico del Teatro Franco Parenti di Milano con L’estinzione della razza umana, la commedia che, dopo la presentazione nel 2022 in anteprima radiofonica su Rai Radio 3 all’interno di PRESENTE/FUTURO Nuove scritture per la scena italiana, nell’ultimo anno ha collezionato una lunga serie di riconoscimenti.
Riconoscimenti più che meritati a giudicare da quanto il pubblico si diverta assistendo a questa ennesima versione di una storia nota. Nota non nel senso della riscrittura di un classico ma della trasposizione per le scene in forma metaforica di quanto accaduto nei mesi del lockdown, rileggendo a distanza di tempo i fatti con quel distacco sufficiente ad ammettere i livelli di follia e paranoia raggiunti dalle persone. Follia e paranoia alimentate dai media con i bollettini riportanti i nuovi contagi e i decessi registrati nel corso della giornata. Bollettini analoghi a quello fornito da Elio De Capitani in apertura de L’estinzione della razza umana.
Quando gli spettatori sono tutti accomodati nelle proprie poltrone e le luci in sala si spengono la voce di De Capitani prende infatti a scandire il bilancio quotidiano delle vittine del nuovo virus che semina terrore nel mondo ma, quasi a fornire una speranza, sottolinea come si contino sempre più persone che abbiano ripreso la propria sembianza umana. Come si scopre, la peculiarità di questa malattia è trasformare le persone in tacchini e, ritrovandosi con il becco al posto di naso e bocca, muoiono per insufficienza respiratoria.
In assenza di un vaccino o di una cura efficace le autorità impongono il lockdown: gli unici autorizzati a uscire sono, come da copione che si ripete inesorabile, gli operatori sanitari, le forze dell’ordine e i fattorini che, per una paga minima, sfidano a ogni consegna il rischio di contagio per rifornire le persone di beni di prima necessità e di merci inutili comprate per noia.
L’azione si svolge in un palazzo come tanti, nel cortile interno concepito dallo scenografo Francesco Fassone come quello di una prigione su cui si affacciano le celle dei detenuti, un’impressione enfatizzata dal colore grigio delle pareti ripreso anche dai costumi dei protagonisti. La cattività forzata – non fa differenza se per reati o per emergenza sanitaria –, lo abbiamo constatato in prima persona, esaspera gli animi e induce nelle persone strani atteggiamenti per esorcizzare paura, solitudine e frustrazione da impotenza, degenerando sovente in aggressività e rabbia.
Il cortile del palazzo è un microcosmo dove si incontrano e scontrano alcune modalità per affrontare quello che potrebbe essere interpretato anche come un tentativo della Natura di liberarsi della razza umana, vista come un cancro che depaupera e consuma il pianeta.
In una città caotica come quella di Milano, dove si dice nessuno sappia nulla dei propri vicini, due coppie di inquilini fanno la propria conoscenza. Da un lato Luca Mammoli ed Eleonora Giovanardi sono due sposi allietati dalla nascita della prima figlia, due persone che incarnano valori covenzionali: la fede, la riproduzione, il mutuo, l’investmento nella casa avita, il consumismo, il rispetto delle regole fino a che non ledono quelli che ritengono loro diritti inalienabili.
Dall’altro lato Giusto Cucchiarini e Silvia Valsesia, lui docente di marketing e lei convinta ambientalista, due persone in continua frizione tra loro,  anticonvenzionali, a tratti disilluse dai propri simili e restie ad accogliere acriticamente le teorie esposte loro. Infine Riccardo Vicardi che con il suo vai e vieni scandisce il ritmo della commedia e i temi affrontati dalle due coppie. A lui, o meglio ai personaggi che interpreta, spetta il compito di sollevare nuovi spunti per un confronto che dall’iniziale convivialità si fa via via più aspro, inalzando progressivamente il tono di voce. Confronto che implica un continuo rimescolamento delle coppie in funzione degli argomenti in campo.
Emanuele Aldrovandi è geniale nel raccogliere in un’ora di spettacolo il meglio – nel senso del peggio – di mesi di diverbi tra vicini, tra chi contesta aspramente le disposizioni governative e chi vi si rintana dietro, ritenendole uno scudo sufficiente a proteggersi dal virus letale. Scena dopo scena ritroviamo il canto sul balcone, l’abuso di disinfettante, lo shopping compulsivo, la paura per sé e, ancor più per i propri cari, la diffidenza verso i vicini, un’ostinazione alla razionalità contrapposta al panico dilagante che velocemente scivola in individualismo e nichilismo. A livello sia di scrittura sia di regia egli offre una gustosa sequenza di dialoghi serrati conditi da cinismo, argomentazioni surreali e un progressivo innalzamento del livello di concitazione che da dialogo ordinato si fanno isteria e poi vera e propria rissa verbale.
Emanuele Aldrovandi dimostra che, pur non essendo il distacco temporale tale da autorizzarci a esprimere un giudizio storico sulla recente pandemia, è tuttavia possibile indagare come abbia modificato le dinamiche relazionali.
Il pubblico, ora riconoscendosi in certe opinioni sostenute sino al limite del paradosso, ora per i toni raggiunti dagli attori in scena, ride di cuore di loro e, tutto sommato, di sé, esorcizzando il ricordo recente della malattia e di tutto quanto avrebbe trascinato con sé a livello psicologico, sociale ed economico.
Bravi gli attori a rendere il meglio e il peggio che un essere umano racchiude in sé, riuscendo nella non semplice missione di far sciogliere il pubblico, nonostante il tema, in una risata continua. Lo spettacolo resta in scena a Milano sino a domenica 11 giugno: il tempo non è molto ma più che sufficiente per farsi contagiare dall’allegria.

Silvana Costa

 

Il trailer

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala A
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 11 giugno 2023
www.teatrofrancoparenti.it
 
L’estinzione della razza umana
testo e regia Emanuele Aldrovandi
con Giusto Cucchiarini, Eleonora Giovanardi, Luca Mammoli, Silvia Valsesia, Riccardo Vicardi
con la partecipazione vocale di Elio De Capitani
scene Francesco Fassone
luci Luca Serafini
costumi Costanza Maramotti
maschera Alessandra Faienza
consulenza sonora GUP Alcaro
musiche Riccardo Tesorini
progetto grafico Lucia Catellani
aiuto regia Giorgio Franchi
foto Luigi De Palma
produzione Associazione Teatrale Autori Vivi, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
in collaborazione con La Corte Ospitale – Centro di Residenza Emilia-Romagna
testo selezionato da Eurodram 2022
presentato in anteprima radiofonica su Rai Radio 3 all’interno di “PRESENTE/FUTURO Nuove scritture per la scena italiana”
pubblicato sulla rivista Hystrio, luglio 2022

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