Pirandello Pulp

Gioele Dix dirige Massimo Dapporto e Fabio Troiano in una commedia che, oltre ai sempiterni elementi peculiari dell’opera pirandelliana – l’altro da sé, la follia, la maschera, il metateatro –, offre al pubblico una rivoluzionaria quanto dissacrante chiave interpretativa per molti testi dell’autore Premio Nobel.

Martedì 4 marzo nella Sala Grande del Teatro Franco Parenti di Milano ha debuttato Pirandello Pulp di Edoardo Erba, con Massimo Dapporto, Fabio Troiano e la regia di Gioele Dix. Sin dalle prime battute lo spettacolo si rivela un’opera divertente, buffa e sorniona per i continui riferimenti ai testi di Pirandello.
Testi per cui avanza una nuova e irriverente chiave di lettura.
Il primo e, probabilmente, più evidente riferimento è a Sei personaggi in cerca d’autore, una delle opere teatrali più famose dello scrittore siciliano insieme all’Enrico IV cui Erba si ispira per il finale. Il sipario si apre sul palcoscenico dove si stanno mettendo a punto le luci per la rappresentazione de Il Gioco delle Parti, lo stesso dramma provato dai sei personaggi. Sono presenti Maurizio, il regista (Massimo Dapporto), e Carmine, l’elettricista o, meglio, il “datore luci” come preferisce definirsi (Fabio Troiano).
Sin dal primo sguardo alla coppia si nota qualcosa fuori posto: Carmine è un personaggio quantomeno stravagante, se non altro per l’abbigliamento non propriamente adatto al lavoro da svolgere. Maurizio prende a esporre a Carmine le proprie idee per la regia – una messa in scena tradizionale – fornendogli contestualmente indicazioni su come predisporre le luci ma l’uomo, invece di salire sulla scala ed eseguire, avanza obiezioni. Egli – dimostrando di essere il perfetto esempio di colui che Maurizio definisce lo “spettatore stupido e vergine” – va oltre, proponendo una lettura del rapporto tra i tre protagonisti de Il Gioco delle Parti alla luce delle proprie esperienze personali. Maurizio, scandalizzato, gli racconta allora la trama nel dettaglio, dilungandosi sulla personalità dei singoli personaggi – che l’illuminazione dovrebbe evidenziare – ma Carmine resta fermo sulle proprie convinzioni. Convinzioni così ben argomentate da convincere il regista a prenderle in considerazione e a rivedere l’ambientazione dello spettacolo, trasponendolo da un elegante salotto borghese a un parcheggio di periferia, meta di scambisti e cuckold con le proprie sweet. Carmine, in una completa inversione dei rapporti, si fa quindi carico di riscrivere i dialoghi, semplificandoli e intercalandoli con lunghi silenzi: pur mantenendo i capisaldi della trama de Il Gioco delle Parti ne esce una versione tanto trash quanto pulp.
Tutto è rimesso in discussione, Maurizio ne è entusiasta ma Carmine pone la fatidica domanda: “la produzione che ne penserà?”.
Edoardo Erba per elaborare la risposta attinge all’Enrico IV e scrive un finale inatteso, folle e frenetico, segnato da nuovi scambi di ruolo, da maschere tolte dai volti sorridenti per lasciare spazio al dramma della vita reale e da sorprendenti rivelazioni. Il pubblico, che sino a quel punto si è abbandonato a sonore risate, trattiene il fiato incredulo e curioso di capire come Pirandello Pulp possa concludersi.
È un trionfo: trascorsi i secondi necessari per metabolizzare la fitta sequenza di colpi di scena, gli spettatori tributano un lunghissimo applauso al cast, al regista, all’autore e ai tecnici che hanno dato vita allo spettacolo.
Massimo Dapporto conquista una volta ancora il pubblico del Parenti per la maestria con cui riesce a dar vita a personaggi decisamente sopra le righe eppure coinvolgenti al punto da risultare credibili. Il lavoro con Maurizio in questo caso è particolarmente complesso, obbligando l’attore a impersonare prima il regista / primadonna, dal fare etereo e sussiegoso – in certi passaggi sembra fare il verso ad alcuni registi reali ma, nemmeno sotto tortura, sveleremo a chi abbiamo pensato –, e poi il manipolatore scaltro e senza remore. Dapporto offre un’interpretazione magistrale ma Troiano è abile nel tenergli testa senza mostrare alcun segno di sofferenza o incorrere in irritanti forzature. Egli dà pieno sfogo alla propria vena comica impersonando con allegria Carmine, un uomo dalla scarsa cultura, arrogante e spavaldo a sufficienza per passare per lo spaccone del quartiere ma non tanto da risultare bullo.
È un’indovinata scelta di attori che permette di ottenere un interessante gioco di personaggi, agli antipodi tra loro ma con qualcosa in comune. Sapiente Gioele Dix nel trovare il giusto ritmo per la rappresentazione, schivando momenti di noia e dando spazio ai meccanismi comici del testo senza tuttavia mettere in ombra il raffinato  corpus di riferimenti alla produzione di Pirandello.
Pirandello Pulp finisce così per proporsi come  una commedia trasversale, in grado di offrire al pubblico due diversi livelli di lettura: uno immediato, comico e travolgente; uno più profondo per gli appassionati delle opere dello scrittore pur offrendo loro una nuova chiave interpretativa.
Lo spettacolo resta in scena sino al 16 marzo.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 16 marzo 2025
www.teatrofrancoparenti.it

Pirandello Pulp
di Edoardo Erba
regia Gioele Dix
con Massimo Dapporto, Fabio Troiano
scene Angelo Lodi
luci Cesare Agoni
costumi realizzati dalla sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
produzione Teatro Franco Parenti
durata 1 ora e 40 minuti