Il delitto di via dell’Orsina

Andrée Ruth Shammah porta in scena una straordinaria commedia noir di Eugène Labiche, datata 1857, dimostrandone l’eccezionale contemporaneità della trama e dei meccanismi comici. Nei panni di due improbabili assassini, per la prima volta insieme sul palcoscenico, Massimo Dapporto e Antonello Fassari con Antonio Cornacchione in quelli del cugino guastafeste.

Quella appena conclusa è stata una settimana importante per il Teatro Franco Parenti di Milano, densa di anniversari e debutti, di eventi dal vivo intrecciati con trasmissioni radio e televisive. Il 7 dicembre ricorrevano i 100 anni dalla nascita di Franco Parenti, autentica pietra miliare del teatro italiano del secondo Novecento e ispirazione per chi fa teatro nel nuovo millennio. Il 9 ha debuttato Il delitto di via dell’Orsina, il nuovo spettacolo di Andrée Ruth Shammah, una deliziosa commedia noir tratta da L’affaire de la rue de Lourcine, scritto nel 1857 da Eugène Labiche.
Shammah ne firma la regia e, insieme a Giorgio Melazzi – attore storico del teatro e grande umorista -, la traduzione cui, pescando da altri testi di Labiche, aggiungono ulteriori situazioni comiche e personaggi, nella fattispecie raddoppiando i servitori. Il testo, per quanto scritto oltre un secolo e mezzo fa, dimostra un’inattesa freschezza e attualità, coinvolgendo il pubblico nel crescendo di ansia che attanaglia i due protagonisti.
Il sipario si apre su casa Zancopè. Norina (Susanna Marcomeni), la padrona di casa, si è alzata presto perché è un giorno speciale: fervono i preparativi sia per il compleanno del marito Oscar (Massimo Dapporto) sia per il battesimo del figlio del cugino Potardo. Nel mentre, l’anziano domestico Amedeo (Andrea Soffiantini), prossimo alla pensione, si premura di istruire il giovane Giustino (Christian Pradella) assunto per sostituirlo.
Finalmente Oscar si sveglia, ancora stordito dai bagordi della sera prima quando, in un prestigioso locale del centro, ha partecipato al raduno degli ex alunni del Collegio dei Labadoni. Una serata probabilmente memorabile peccato lui non ricordi quasi nulla di quanto accaduto e, quindi, non capisca il motivo della gran sete, delle mani sporche di carbone, delle scarpe imbrattate di fango e, soprattutto, della presenza di un uomo nel suo letto. Zancopè fatica a riconoscere dietro quei modi rozzi Mistenghi (Antonello Fassari), un ex compagno di scuola che, sebbene allora fosse il primo della classe, adesso è solamente un umile cuoco. Superato l’imbarazzo, poco alla volta il ghiaccio si scioglie, Zancopè e Mistenghi ravvivano l’antica amicizia e scoprono di essere complici nell’efferato assassinio di una carbonaia che occupa le prime pagine del giornale del mattino. Non c’è ombra di dubbio: gli indizi lasciati sul luogo del delitto sono indubbiamente oggetti di loro proprietà e gli investigatori ci metteranno poco a rintracciarli.
Inizia così per i due protagonisti un disperato valzer in cui provano a ricostruire le azioni della notte precedente e, al contempo, a sviare la curiosità di Norina e dei domestici. L’arrivo del cugino Potardo (Antonio Cornacchione), con la sua dabbenaggine, non fa che aggravare lo stato di ansia, obbligando Zancopè e Mistenghi a nuove drastiche gesta.
Lo spettacolo sviluppa in poco più di un’ora un numero impressionante di fraintendimenti, bugie e piani catastrofici sino all’epilogo finale che si risolve in un canto liberatorio – accompagnato dal pubblico che applaude gli attori a ritmo di musica – e dalle goffe giustificazioni di Zancopè: “Noi volevamo solo farvi ridere, tenetelo presente. Proprio per questo signori chiediamo la vostra comprensione sperando che ci vogliate concedere le circostanze attenuanti”.
Si ride molto assistendo a Il delitto di via dell’Orsina sebbene alla fine resti una strana inquietudine, frutto dell’eccezionale capacità di scrittura che ha reso Labiche uno dei drammaturghi di maggior successo della sua epoca eppure capace, con trame sempreverdi e una tagliente satira sulla borghesia, di coinvolgere anche il pubblico del XXI secolo.
La messinscena orchestrata da Andrée Ruth Shammah è di grande impatto ed eleganza: con minuzia certosina non lascia nessun dettaglio al caso. La regista sviluppa con meticolosità le personalità di ciascun personaggio, sviscerando tutte le sfumature del testo originale, finendo così per proporre al pubblico molteplici ulteriori livelli di lettura, per scoprire una storia nella storia: la formalità dell’atteggiamento borghese, anche all’interno della coppia, o la profonda distanza tra le classi sociali e le generazioni, coronato dal divertente passaggio di consegne tra Amedeo e Giustino.
Eugène Labiche è uno dei più noti autori di vaudeville e la coppia Shammah – Melazzi nella traduzione non ha affatto tralasciato la consuetudine di alternare alle battute recitate altre in rima cantate. Susanna Marcomeni, che ad ogni ingresso in scena è più infastidita della volta precedente a causa dello strano atteggiamento dei due uomini, si distingue in modo particolare per la splendida voce. Dapporto e Fassari sono impagabili per lo stretto battibeccare e per l’eloquente mimica che carica di comicità anche i momenti privi di battute: quale grande intuizione il metterli in scena insieme.
Gli strepitosi costumi di Nicoletta Ceccolini aiutano il pubblico a collocare l’azione tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento. Salvo l’omaggio a Franco Parenti rappresentato dal costume di Giustino utilizzato per un suo vecchio spettacolo, i restanti sono autentiche pennellate di luce e vivacità nella grigia scenografia ideata da Margherita Palli. Le opere di Paolo Ventura sono il modello cui tanto la costumista quanto la scenografa di origini svizzere – che aveva già lavorato con Andrée Ruth Shammah nel memorabile Coltelli nelle galline (2019) – si sono ispirate per Il delitto di via dell’Orsina. Il risultato finale è un ambiente borghese, dall’aria un po’ triste e decadente, quasi riemergesse dal profondo della memoria dopo decenni di oblio. Dalle opere di Ventura sono tratte anche le sagome a grandezza reale che Luca Cesa-Bianchi, con gran sussiego, posiziona sul palcoscenico, contribuendo ad aumentare l’angoscia dell’improbabile coppia di assassini.
Non mancate di assistere a questo piccolo grande capolavoro e scoprire cosa quei due pasticcioni di Zancopè e Mistenghi abbiano combinato la notte scorsa. Il delitto di via dell’Orsina basta infatti più di mille parole  a spiegare perché nei mesi della prolungata – e ingiustificata – chiusura dei teatri Andrée Ruth Shammah si sia tanto battuta per poter tornare a offrire al pubblico l’emozione di uno spettacolo dal vivo. Grazie!

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a giovedì 23 dicembre 2021
con obbligo di Green Pass
www.teatrofrancoparenti.it

uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah
Il delitto di via dell’Orsina
di Eugène Labiche

traduzione Andrée Ruth Shammah, Giorgio Melazzi
con Massimo Dapporto, Antonello Fassari, Susanna Marcomeni
e con Andrea Soffiantini, Christian Pradella, Luca Cesa-Bianchi 
e la partecipazione di Antonio Cornacchione
pianoforte Giuseppe Di Benedetto
flauto Lorenzo Gavanna
clarinetto Edgardo Barlassina
scene Margherita Palli
assistente scenografa Francesca Guarnone
luci Camilla Piccioni
costumi Nicoletta Ceccolini
musiche Alessandro Nidi 
con la collaborazione di Fabio Cherstich
aiuto regista Benedetta Frigerio
assistente alla regia Diletta Ferruzzi
assistente allo spettacolo Lorenzo Ponte
sagome tratte dalle opere di Paolo Ventura
fondali Rinaldo Rinaldi
pittore scenografo Santino Croci
direttore dell’allestimento Paolo Casati
macchinisti Alberto Accalai, Riccardo Scanarotti
elettricista Oscar Frosio
fonico Matteo Simonetta
sarta Nada Campanini
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti e FM Scenografia
costumi realizzati presso la sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
produzione Teatro Franco Parenti, Fondazione Teatro della Toscana
prima nazionale

In tour:
12/13 gennaio
Arezzo – Teatro Petrarca

14/16 gennaio
Treviso – Teatro del Monaco

21 gennaio
Frosinone – Teatro Nestor

22/23 gennaio
Civitavecchia – Teatro Traiano

28/30 gennaio
Pistoia – Teatro Manzoni

4/6 febbraio
Pordenone – Teatro Verdi

8/9 febbraio
Lugano – Teatro LAC

10 febbraio
Verbania – Teatro Il Maggiore

11/13 febbraio
Pavia – Teatro Fraschini

15/20 febbraio
Napoli – Teatro Mercadante

22 febbraio
Arcore – Teatro Nuovo

23/27 febbraio
Brescia – Teatro Sociale

1 marzo
Bra – Teatro Comunale

2 marzo
Cremona – Teatro Ponchielli

3 marzo
Poggibonsi – Teatro Politeama

4/6 marzo
Carpi – Teatro Comunale

8/13 marzo
Firenze – Teatro La Pergola

15 marzo
Como – Teatro Sociale

16 marzo
Melzo – Teatro Trivulzio

17/20 marzo
Trento – Teatro Sociale

22/24 marzo
Udine – Teatro Nuovo G. da Udine

26/27 marzo
Saronno – Teatro Giuditta Pasta

29 marzo
Pinerolo – Teatro Sociale

30 marzo
Vercelli – Teatro Civico

31 marzo
Novi Ligure – Teatro P. Giacometti

1/3 aprile
Ferrara – Teatro Comunale C. Abbado

5 aprile
Camogli – Teatro Sociale

6 aprile
Lerici – Teatro Astoria

7/10 aprile
Cesena – Teatro Bonci

12/14 aprile
Venezia – Teatro Goldoni

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