Mangiafoco

A una dozzina d’anni da Noosfera Lucignolo Roberto Latini attinge nuovamente a quello straordinario campionario umano di vizi e virtù rappresentato da Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino di Carlo Collodi. È ora la volta di Mangiafoco, protagonista dell’omonimo spettacolo in scena a Milano dopo il debutto a Matera nell’ambito degli eventi organizzati in qualità di Capitale Europea della Cultura 2019.
L’opera di Roberto Latini – autore, regista e attore di Mangiafoco – sviluppa i capitoli 9, 10 e 11 del romanzo di Collodi, da quando Pinocchio esce di casa con la giubba e l’abbecedario nuovi per andare a scuola come tutti i bambini veri. Lungo il tragitto viene distratto dal teatro dei burattini e, curioso, non esita ad accantonare i buoni propositi, a vendere l’abbecedario e comprare il biglietto per lo spettacolo. Questa volta però Pinocchio in scena non trova Arlecchino e Pulcinella, le maschere della tradizione italiana già portate al Piccolo da Latini nel controverso Il teatro comico di Carlo Goldoni. In siffatta originale rilettura incontriamo un personaggio dei fumetti, emblema di una società globalizzata e consumista, icona della casa di produzione che ha preso l’umile protagonista di un romanzo italiano per ragazzi e l’ha trasformato in una star planetaria, pur distorcendone alcune peculiarità.
Mangiafoco è uno spettacolo anticonvenzionale, apparentemente privo di narrazione, in cui gli attori sono contemporaneamente Pinocchio e Mangiafoco, i burattini e sé stessi. Quando in teatro le luci si abbassano gli attori, uno per volta, si presentano in scena, raccontano dei corsi frequentati, dei maestri seguiti e delle precedenti esperienze di recitazione, quasi stessero sostenendo un provino invece che essere i protagonisti in scena. Una scena che al Piccolo Teatro Studio Melato li porta a stretto contatto con il pubblico: un’opportunità di sfondare la quarta parete che difficilmente sarà replicabile in altre strutture.
Inizia così una performance di metateatro dove gli attori vestono indifferentemente, a turno e talvolta coralmente, i panni dei burattini e del burattinaio: nel proprio personale teatrino sono – e siamo – tutti Pinocchio e Mangiafoco. Il romanzo racconta infatti di un processo di trasformazione, prima psicologica che fisica, che avanza per fasi evolutive e involutive a perfetta allegoria della vita umana e del mondo teatrale.
A un paio di settimane dal debutto di Mangiafoco, alla Scuola di Teatro “Luca Ronconi”, è stata indetta una presentazione dello spettacolo alla stampa durante la quale Roberto Latini si è dimostrato criptico – a voler essere gentili – nello spiegare il proprio lavoro. I colleghi si indignarono mentre noi ringraziammo il cielo che fosse consuetudine di Artalks scrivere recensioni e non anticipazioni. Con il senno di poi ci rendiamo conto che tale atteggiamento non era dovuto a non voler guastare la sorpresa al pubblico quanto alla difficoltà di rendere a parole l’idea drammaturgica.
Latini non sviluppa una storia ma orchestra il cast nello spazio scenico, facendolo interagire con gli oggetti presenti: non si tratta di una scenografia nel senso tradizionale del termine quanto di una serie di cose che assumono senso nel momento in cui vengono utilizzate. Un’essenzialità che si rivela ricca di emozioni visive. Tutto è infatti estremamente coreografato e curato nei dettagli, inclusi i costumi, in gran parte realizzati nelle sfumature del bianco. Le giacchette in carta durante i movimenti, con il loro frusciare, portano alla mente la casacca confezionata amorevolmente da Geppetto per Pinocchio e quella vecchia, in fustagno, tutta toppe e rammendi, venduta per comprare l’abbecedario.
Le tante idee alla base di Mangiafoco sono interessanti: come spesso accade assistendo agli spettacoli di Roberto Latini ci si ritrova sospesi in una dimensione fantastica, tra poesia e brutalità, tra magia e monotonia ma in questa nuova produzione targata, tra gli altri, Piccolo Teatro di Milano, dalle geniali premesse non scaturisce un prodotto capace di coinvolgere e convincere sino in fondo. La parte introduttiva di presentazione dei protagonisti della serata è eccessivamente lunga e lenta, con siparietti che non si capisce fino a che punto siano un omaggio ai maestri o una tagliente critica alle metodologie adottate dai colleghi.
Così come non ci era piaciuta l’idea di Emma Dante in Bestie di scena di portare gli attori sul palco nudi, offrendoli come animali addomesticati che ogni sera si esibiscono per il pubblico mettendo a nudo le proprie doti fisiche e performative, così non troviamo elegante il cinico paragone della compagine a burattini. Burattini che si muovono a comando del capocomico, solerte poi nel riscuotere gli applausi. Burattini tutto sommato intercambiabili sotto le maschere e pertanto sacrificabili nel fuoco al posto di Pinocchio, senza che ciò comporti disagio alcuno per lo spettacolo. Burattini ovvero oggetti, non persone, ingranaggi di quel sofisticato marchingegno che è Mangiafoco.
C’est la vie baby: è l’odierno mercato del lavoro!
Però a noi il marchingegno sembra non funzionare a dovere. Non per colpa degli ingranaggi che, presi singolarmente, sono eccelsi.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Piccolo Teatro Studio Melato
via Rivoli 6 – Milano
fino a domenica 22 dicembre 2019
le recite del 30 novembre e del 7, 14, 21 dicembre 2019 sono sopratitolate in inglese
www.piccoloteatro.org

 
Mangiafoco
drammaturgia e regia Roberto Latini

luci Max Mugnai
musiche e suono Gianluca Misiti
elementi scenici Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
con Elena Bucci, Roberto Latini, Marco Manchisi, Savino Paparella, Stella Piccioni, Marco Sgrosso, Marco Vergani
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Compagnia Lombardi-Tiezzi, Fondazione Matera Basilicata 2019, Associazione Basilicata 1799 / Città delle 100 scale Festival
in collaborazione con Consorzio Teatri Uniti di Basilicata
durata 1ora e 30 minuti senza intervallo
spettacolo consigliato dai 14 anni

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