Sogno di una notte di mezza sbornia

A teatro si ride e si piange assistendo alla bizzarra concatenazione di sogni premonitori, vincite al lotto, superstizioni e credenze popolari di un’umanità dolente che solo in questo modo ha la capacità di pensare a un futuro migliore per sopravvivere al proprio presente.

È in scena al Teatro Franco Parenti di Milano Sogno di una notte di mezza sbornia, una commedia firmata da Eduardo de Filippo, liberamente tratta da La Fortuna si diverte di Athos Setti. Ritroviamo in questa surreale pièce tutte le caratteristiche dei testi originali del grande autore ed attore  partenopeo; qui, in particolare, la pungente ironia è accoppiata ad uno stile comico – a volte grottesco, sino al punto di scivolare nella farsa – per dimostrare come i soldi non portino la felicità. La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo ha scelto quest’opera come punto di partenza per un nuovo progetto artistico, basato sui testi di Eduardo, che prevede il successivo allestimento di Non ti pago di cui Sogno di una notte di mezza sbornia – scritta nel 1936 – rappresenta il prologo naturale.
Il sipario si alza sulla modesta dimora della famiglia Grifone: un basso affacciato  su un vicolo ove non giunge nemmeno la luce del sole, in uno dei quartieri più poveri di Napoli. Gli arredi modesti accolgono pile di lenzuola da rammendare, strappate dal padrone di casa durante le travagliate ore di sonno: Pasquale si agita nell’attesa di un sogno premonitore che gli fornisca quei numeri che, se giocati al lotto, potranno capovolgere le sorti di un’esistenza grama. Una notte, in cui si è addormentato sotto l’effetto dei fumi dell’alcool, gli appare in sogno Dante Alighieri che gli comunica la sequenza vincente. Nonostante lo scetticismo della moglie Filomena – che medita addirittura di farlo interdire – e la compassione dei figli, i numeri giocati da Pasquale vengono estratti e la famiglia intera può rivoluzionare il proprio stile di vita. Una nuova casa con pavimenti di marmo, divani dalla tappezzeria animalier ed una coppia di domestici ansiosi di servirli non sembrano però sufficienti a garantire ai Grifone la felicità che, si crede, accompagni la ricchezza. Pasquale infatti sembra incapace di trovare la serenità, angosciandosi per l’inettitudine dei figli che si fanno abbindolare da parassiti e dalla mancanza di comprensione da parte della moglie che ora si atteggia a gran signora, bardandosi di monili più di San Gennaro. All’uomo inoltre è nuovamente comparso in sogno Dante Alighieri, preannunciandogli gravi sciagure: come non credere a quelle nefaste parole visto l’avverarsi di quanto annunciato in precedenza? A questo punto della commedia il cinismo si impossessa della scena, mostrando come i famigliari si stringano intorno a Pasquale ed al suo dramma forse più per egoistico interesse personale che per solidarietà e sostegno ed il finale, tanto inatteso quanto grottesco, non può che strappare un applauso liberatorio a tutto il pubblico in sala.
La storia e la scenografia sono dominate dalla presenza di Dante Alighieri e non potrebbe essere altrimenti: il padre della lingua italiana veglia – probabilmente divertito – sugli arditi equilibrismi linguistici della commedia. Eduardo che lascia, come sempre, spazio alla lingua napoletana si diverte a saltare dalla melodiosità della parlata degli abitanti dei bassi del primo atto ai bizzarri neologismi del secondo atto, coniati da Filomena nel tentativo di confondersi con i raffinati abitanti dei quartieri alti. Giovanni il cameriere si intristisce ai goffi virtuosismi lessicali della padrona, rimpiangendo i bei tempi in cui prestava servizio nelle case nobili ove «si parla italiano». Pasquale, al contrario di Filomena, è orgoglioso delle proprie origini popolane e ammonisce servo e moglie: «parla comme t’ha fatto mammeta». In fondo, le parole che il sommo poeta gli ha rivolto in sogno e che lo hanno gettato nel panico non sono certamente relative a mere questioni linguistiche!
La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, in scena è davvero impareggiabile per brio e tempi comici. Luca De Filippo e Carolina Rosi sono maestri nel catalizzare l’attenzione del pubblico con la sola presenza in scena, sfruttando eccezionali doti mimiche che ben si accompagnano agli scoppiettanti dialoghi scritti da Eduardo De Filippo e sono supportati da Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo, Giovanni Allocca, Carmen Annibale, Gianni Cannavacciuolo, Viola Forestiero e Paola Fulciniti.

Silvana Costa


promo dello spettacolo
 

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a martedì 6 gennaio 2015
orari: venerdì ore 20.30; sabato ore 19.30; domenica ore 15.30; martedì ore 20.30; mercoledì ore 19.30; giovedì ore 21.30

31 dicembre 18.45 e 20.45
da lunedì 22 a giovedì 25 dicembre 2014 e giovedì 1 gennaio 2015 riposo
www.teatrofrancoparenti.it
 
Sogno di una notte di mezza sbornia
di Eduardo De Filippo

liberamente tratto dalla commedia La Fortuna si diverte di Athos Setti
con Luca De Filippo
e con Carolina Rosi, Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo, Giovanni Allocca, Carmen Annibale, Gianni Cannavacciuolo, Viola Forestiero, Paola Fulciniti
regia  Armando Pugliese
produzione Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo
durata 2 ore (35′ + 65′ – intervallo 20′)
www.defilippo.it

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